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Dopo Bersani arriva la crisi americana dei mutui subprime. I notai organizzano convegni, forniscono dati sulle frodi immobiliari Usa all'ombra dei mutui non pagati, coinvolgono come testimoni agenti dell'Fbi che hanno indagato. La posizione è: quello che è successo in America, qui non può succedere perché c'è il notaio. «La crisi ha dimostrato che il sistema con un notariato di tipo latino ha tenuto meglio di quello anglosassone», dice Barassi. Obiezione: anche nei sistemi di common law ci sono i controllori, solo che a un certo punto hanno smesso di controllare. «Quando una persona compra casa in Italia ha la certezza che compra da chi è proprietario - ribatte serio - . Noi facciamo le verifiche e assicuriamo un risultato. E una certezza che in America non c'è: lì non si sa se si compra davvero dal proprietario. Questa è la grande differenza». Insomma i subprime hanno placato le scosse seguite alla stagione delle liberalizzazioni. «A noi è andata di lusso», sorride il senior, con le guance tra le mani e i gomiti sul tavolo ovale della sobria sala riunioni. «Siamo nell'era della ri-regulation - fa eco il notaio junior - . Si sente l'imprescindibile esigenza di non demandare tutto a quel mercato che ha dimostrato di non sapersi autoregolare al 100 per 100».
I quasi 5mila notai sono un numero fisso da decenni. Troppo pochi - è l'accusa - e alcune sedi sono vacanti. L'Ordine ribatte:abbiamo chiesto noi il concorso per 350 nuovi posti in fase di svolgimento. Barassi: «Qualche notaio in più non può che far bene al Notariato, ma certo per 20mila notai, in Italia, non c'è lavoro». Falconio: «Il numero programmato esprime l'esigenza di controllo da parte dello stato su alcuni gangli vitali dell'economia che richiedono il costante controllo di legalità. Non v'è dubbio però che dove si negozia un maggior nume-ro d'affari sia opportuno un incremento dei presidi notarili».
Il notaio è un pubblico ufficiale, esercita per conto dello stato, come può cambiare questa professione? «Si è accentuata l'aspetto della consulenza: il notaio sta vicino ai propri clienti nel settore dei risparmi e degli investimenti - dice il giovane Falconio - . E non solo nella fase del closing degli affari, ma per tutta la durata dell'operazione. I notai devono adesso offrire una consulenza a 360 gradi. Non c'è più la figura del professionista artigiano che fa da solo. È finita l'era del notaio con il mantello a ruota ». Che vuol dire? «Lontano dalla gente, era nella canzone Signorinella pallida di Libero Bovio, lo conosce? Lavorare in un'associazione di notai come ho scelto di fare io dà garanzie più adeguate al cliente». Barassi ricorda quello che si è perso: «Mi lamento sempre perché è statalasciata un po' da parte l'area della famiglia e dei regimi patrimoniali. È una cosa che non si deve fare soprattutto oggi che i matrimoni vanno a rotoli ogni tre minuti». E cosa si è guadagnato: «Il settore delle imprese ha risentito della legislazione europea: si è dovuto scegliere tra due forme di controllo. Quello della legittimità degli atti delle imprese è stato tolto alla magistratura e affidato al notariato: le statistiche dicono che c'è stata una velocizzazione della procedure. Lo ha riconosciuto anche Confindustria».
Barassi aggiunge: «Ci sono due tipi di notariato: quello che si siede sulla funzione pubblica e quello che guarda alla tutela degli interessi ed entra più a fondo nei problemi della società. Io mi diverto a fare questo lavoro- sorride - a trovare quel punto d'equilibrio dell'interesse di tutte le parti. L'avvocato invece deve "uccidere" il nemico (la controparte, ndr). Più che ai fatti, noi dobbiamo guardare alla volontà della persone. Non bisogna fare una semplice fotografia, è squallido. Se il notaio sbaglia c'è una polizza che assicura il cliente: io quell'assicurazione l'ho fatta dopo 35 anni di attività, quando è stata introdotta quella della categoria. Così ero stimolato a lavorare bene. A non sbagliare». Falconio: «Il notaio è il confessore del cittadino, il cliente può dirgli tutto, gode della fiducia dei cittadini».
Il cittadino certo si fida, ma si lamenta: il notaio ha messo un timbro e una firma, io ho pagato un sacco di soldi. Barassi: «Se il notaio non ci fosse il costo sociale del servizio sarebbe altissimo. Un nostro singolo atto costa pochissimo se si pensa alle verifiche e a quanto contenzioso evita il nostro lavoro. So che la gente salta subito in piedi, ma non capisco quelli che spendono 15mila euro per un'agenzia di mediazione e non fanno una piega. L'importante è la qualità etica del professionista. Se i 5.000 notai fossero tutti eticamente perfetti nessuno parlerebbe male di loro. Molti colleghi non riescono a mostrare tutto il lavoro che hai fatto per il ciente. È un problema comunicativo». Falconio: «Se c'è una pubblica funzione voluta dallo stato non può sussistere la libertà tariffaria nel senso che a una prestazione obbligata deve corrispondere un onorario a tutela dei cittadini-utenti».
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